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Etiopia, donne e schiavitù domestica: quando le case diventano trappole
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Foto: Freepik.com
Povertà, mancanza di prospettive e guerra: per molte giovani etiopi quella del lavoro domestico spesso è l’unica prospettiva, l’unico modo per provvedere a se stesse e non patire la fame. Ma il prezzo che pagano è molto alto.
La pandemia e la crisi economica e politica in Etiopia e in Medio Oriente hanno costretto migliaia di donne al rientro in patria, un rientro che non è mai facile.
Per capire la situazione nel Paese africano Osservatorio Diritti ha incontrato Marian Lambert, direttrice della Comunità Volontari per il Mondo, una piccola ong che opera in Africa da una trentina d’anni.
Etiopia, dove la ricchezza sono i giovani
L’Etiopia è un Paese dell’Africa centrale con una popolazione prevalentemente giovane: oltre la metà dei 150 milioni di abitanti ha meno di 25 anni. A differenza di altri Stati africani, non possiede grandi risorse minerarie e il suo vero tesoro sono proprio i giovani, che costituiscono una grande forza lavoro, che ha attirato nel tempo grandi investitori stranieri, in particolare la Cina.
Grazie alla crescita del 3% annuo, l’Etiopia veniva proprio definita la “Cina dell’Africa” e si sperava che questo andamento potesse liberare la popolazione dalla morsa della povertà diffusa. Una povertà che colpisce particolarmente i minori e le donne nelle zone rurali, che spesso sono costretti a lavorare, senza salario, né alcuna garanzia, in cambio di un misero pasto.
Le conseguenze della guerra in Tigray
L’inizio della guerra nella regione del Tigray, a novembre del 2011, ha purtroppo frenato questa crescita e portato a una nuova crisi, anche dal punto di vista economico. Le violenze tra gli insorti tigrini e il governo centrale, sostenuto dalle truppe eritree, hanno provocato oltre mezzo milione di vittime e diverse migliaia di profughi e sfollati interni.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, circa 5 milioni di persone sono oggi a rischio fame in Tigray, mentre l’Unicef denuncia che a causa del conflitto oltre 1 milione e mezzo di bambini non va più a scuola.
Donne in Etiopia: la realtà del lavoro domestico
Il lavoro domestico rappresenta, per migliaia di bambine e giovani donne, l’unica opportunità per guadagnarsi da vivere. Per molte si tratta di restare in patria, andando a lavorare da famigliari o da famiglie più abbienti, che però generalmente garantiscono loro solo vitto e un alloggio misero, senza retribuzione.
Spesso si comincia molto giovani e in molti casi le bambine si svegliano all’alba, sbrigano i mestieri, poi corrono a scuola e al ritorno si rimettono a lavorare. In altri casi la scuola è solo un sogno.
Nel Paese africano, proprio alcune bambine-lavoratrici diventate adulte stanno dando vita ad associazioni per chiedere il riconoscimento del lavoro domestico quale mestiere da retribuire e contrattualizzare, chiedendo un riconoscimento normativo che le tuteli e tuteli le più giovani...