Difensori dei diritti umani in Colombia: storia di Virgelina Chará, attivista del cucito

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Il conflitto armato colombiano e la sua lunga coda, che ancora insanguina il paese anche dopo gli accordi di Pace tra il governo colombiano e le Farc-Ep del 2016, hanno lasciato profonde ferite nel tessuto sociale, lacerando le vite di milioni di persone. E per rispondere alla necessità di verità, giustizia e memoria sono nate molte iniziative dalla società civile della Colombia. Tra queste, una vede come protagonista l’attivista afrocolombiana Virgelina Chará.

Questa donna di quasi 70 anni è oggi la figura più visibile dell’Unión de Costureros (Unione dei sarti), associazione nata nel 2014 nell’ambito della pedagogia della memoria e che fornisce strumenti di informazione e formazione in uno spazio dove i  cittadini, nella loro piena autonomia, raccontano le loro storie e tramandano la memoria di quanto è successo durante il conflitto.

Osservatorio Diritti ha intervistato Virgelina Chará nella spazio che l’Unione dei sarti utilizza all’interno della Casa della Pace di Bogotá. Abbiamo così conosciuto una donna che crea luoghi per la memoria, che fomenta il lavoro comunitario e promuove azioni per affrontare la violenza sulle donne a tutti i livelli: in particolare quella generata dalla guerra e dalle migrazioni (forzate) interne.

«Quando mi chiedono perché cucire, rispondo che stiamo riparando questo paese rotto dal conflitto, generando consapevolezza e conoscenza allo stesso tempo, e dicendo alla Colombia che vogliamo la verità», dice Virgelina Chará.

Difensori dei diritti umani in Colombia: una storia di lotta e resilienza

Classe 1953 e originaria del municipio di Suárez (dipartimento del Cauca), Chará è stata per due volte vittima di desplazamiento forzado (obbligata con la forza a lasciare la sua casa). Ha vissuto sulla sua pelle la crudeltà di un conflitto durato più di 60 anni e insieme ai suoi sette figli ha dovuto spesso far fronte a minacce e intimidazioni.

Nel 1985 fu costretta con la forza da uomini armati a lasciare la sua città e recarsi nella capitale del dipartimento, Santiago de Cali. Arrivata a Cali, andò a vivere nella parte orientale della città, nel quartiere di Aguablanca, che ospitava la maggior parte delle persone sfollate a causa della violenza.

Nel 2000 però Virgelina fu stata costretta a cambiare nuovamente residenza. Secondo il suo racconto a Osservatorio Diritti,  lei stessa denunciò dei gruppi criminali che, sostenuti da alcuni membri dell’esercito, si dedicavano al reclutamento di giovani nel suo quartiere. Avendo ricevuto minacce e temendo per la sua vita e per quella dei suoi cari, Chará dovette di nuovo partire con tutti i suoi figli, lasciando Cali in direzione di Bogotá...

Segue su Osservatoriodiritti.it

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