Dalle Dolomiti Unesco buone pratiche per un patrimonio dell’umanità

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Dolomiti. Un patrimonio mondiale per l’umanità per il suo valore estetico e paesaggistico e per l’importanza scientifica che riveste sia a livello geologico che geomorfologico. Nove sistemi montuosi riconosciuti Patrimonio UNESCO il 26 giugno 2009, per un totale di 142 mila ettari di bene comune distribuiti su un’area alpina molto più vasta e suddivisi in 5 Province diverse per istituzioni e amministrazioni.

Ecco perché, nella complessità e nella ricchezza di questo sistema, occorre una Strategia Complessiva di Gestione (SCG), strumento sviluppato secondo le indicazioni ricevute dalla stessa UNESCO e dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) dopo la visita ispettiva del 2011. Con quali obiettivi? Promuovere e implementare la gestione in rete che vede la collaborazione fra istituzioni ed enti territoriali, mettendo a sistema le risorse umane e finanziarie presenti sul territorio e integrando fra loro le attività di conservazione, comunicazione e valorizzazione del Bene. La SCG viene attuata con la condivisione e il coinvolgimento di una vasta gamma di stakeholder, che esercitano le loro attività in maniera diretta e indiretta sul territorio dolomitico.

In risposta alla SCG è nato anche il Catalogo delle buone pratiche di conservazione attiva, finalizzato a individuare appunto buone pratiche già consolidate nei diversi territori delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO che possano successivamente tradursi in linee guida operative per le Aree Protette. Ma cosa si intende, prima di tutto, per conservazione attiva? 

La conservazione attiva riguarda quell’insieme di pratiche volte a evitare una separazione netta tra natura e azione dell’uomo e mirate invece a integrare le politiche di tutela della natura con quelle di sviluppo socio-economico legato, in primis, ad agricoltura e turismo sostenibile. Perché il paesaggio deriva da una somma di relazioni, non ultima quella fra uomo e natura: è costituito da ciò che si vede e da ciò che non si vede, emozioni comprese. Nel paesaggio dolomitico di emozioni ne sono racchiuse parecchie: verticalità, contrasti di colore, varietà di forme, assonanze monumentali senza uguali nel mondo. E purtroppo anche numerosi fattori di rischio, tra i quali indubbiamente la presenza dell’uomo, che mette in serio pericolo gli equilibri paesaggistici.

Le aree protette esistono dunque anche e soprattutto per tutelare questi territori, configurandosi in Parchi Nazionali, Regionali e Provinciali, SIC - Siti di Interesse Comunitario e ZPS – Zone di Protezione Speciale (ZPS), condividendo la sfida di armonizzare le diverse gestioni, definendo strumenti e progetti condivisi che trovino nei vincoli di tutela ambientale non limiti ma opportunità.

La Rete del Patrimonio Paesaggistico e delle Aree Protette opera attraverso un gruppo di lavoro composto dai referenti di ciascuna Amministrazione ed Ente Parco delle Dolomiti competenti nel settore ed è coordinata dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia; si incontra periodicamente per sviluppare in modo coordinato strumenti utili alla gestione del Bene, predisporre materiali fondamentali per la conoscenza, esprimere pareri, valutare proposte progettuali e proporre nuove iniziative.

L’attività di catalogazione delle buone pratiche è stata avviata nel 2018 a partire dalle esperienze virtuose realizzate dagli Enti Parco facenti parte della Rete del Patrimonio Paesaggistico e delle Aree Protette della Fondazione Dolomiti UNESCO (Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, Parco Naturale Dolomiti Ampezzane, Parco Naturale Dolomiti Friulane, Parco Naturale Fanes-Senes-Braies, Parco Naturale Puez Odle, Parco Naturale Sciliar-Catinaccio, Parco Naturale Dolomiti di Sesto, Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino, Parco Naturale Adamello Brenta, Monumento Naturale Bletterbach). Una ricognizione che si è allargata a partire dal 2019 oltre i confini dei Parchi e ha coinvolto associazioni, singoli imprenditori, consorzi e altri soggetti privati e che ha arricchito un catalogo che censisce esperienze di valore dall’educazione all’edilizia, dalla gestione/manutenzione al paesaggio e alla sua biodiversità.

Le Dolomiti sono un’area complessa, non solo dal punto di vista della tutela del territorio, ma anche per le molteplici forme legislative che caratterizzano gli enti coinvolti. Anche per questo la Rete del Patrimonio Paesaggistico e delle Aree Protette ha avviato uno studio preliminare per fornire gli strumenti adeguati all’adozione e all’attuazione di protocolli comuni nel governo del territorio, elaborando principi di indirizzo per la gestione del Bene estetico-paesaggistico: una serie di linee guida per l’armonizzazione delle politiche sul paesaggio esistenti nei diversi territori che condividono il Patrimonio delle Dolomiti. Un passaggio complesso, dunque, ma necessario per radicare davvero una gestione integrata di un patrimonio fragile quanto inestimabile.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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