Obiettivi del Millennio. Il colpo di reni finale

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Scoramento. Credo sia ciò che abbia provato sia Tania che Francesca durante gli “europei di nuoto” di Budapest nel non riuscire a realizzare il loro sogno nell’individuale di tuffi. Due terzi dei campionati sono andati a rotoli. Sino al Sincro che ha caratterizzato la terza parte della competizione: con una perfetta armonia, la coppia d’oro ha raggiunto il loro obiettivo.

Scoramento. Credo sia ciò che provano le organizzazioni di solidarietà internazionale nell’aver visto trascorrere due terzi del tempo utile, dall’anno 2000 all’anno 2015, per raggiungere gli Obiettivi del Millennio senza risultati importanti. Anzi. Con risorse finanziarie sempre minori (leggi farmaci, cure) vengono a mancare le risorse umane - beneficiari, orfani, malati, collaboratori - nei territori oltremare ove, da anni, s’è impegnati. In quei momenti “la voglia di mollare tutto” sembra aver la meglio.

Malaria, Hiv/Aids e tubercolosi, sono le maggiori sfide della salute pubblica che minano lo sviluppo nei sud del mondo. Decimano gli staff delle organizzazioni controparti. Malattie che mettono in ginocchio prima le persone, le loro comunità ed infine le relazioni internazionali.

L' Obiettivo del millennio numero 6 si prefigge prima di arrestare e poi d’invertire, entro il 2015, la diffusione dei virus delle “tre grandi” pandemie. A riguardo, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, non ha dubbi riguardo la concentrazione di queste 3 malattie: sono laddove v’è fame, povertà, malnutrizione e violenza (disparità di genere). Ove non vengono perseguiti gli altri obiettivi del millennio. Insomma le malattie chiamano in causa direttamente la povertà; di essa è espressione e continuo alimento.

Nei Sud del mondo fattori come l’analfabetismo, la poca scolarizzazione, lo scarso accesso ai mezzi d’informazione e, quindi, la possibilità d’esser informati sul contagio e la prevenzione, concorrono ad alimentare il rischio di contrarre il virus. Ciò accade soprattutto tra le ragazze costrette subito al lavoro, a non frequentare la scuola, e, ove la povertà è più estrema, impossibilitate a rinunciare ai rapporti od osare di chiedere una protezione per gli stessi.

Insomma, la povertà alimenta la diffusione delle malattie che a loro volta concorrono ad aumentare l’impoverimento e, quindi, lo sviluppo di comunità. La sola AIDS ha fatto perdere all’Africa il 10% del PIL ed entro il 2020 i nove paesi sub sahariani più colpiti perderanno tra il 13 ed il 26 % della forza lavoro agricola. Le famiglie colpite vedranno ridurre di un terzo il proprio reddito a causa di cure e funerali.

La perdita di capitale umano, soprattutto di giovani e donne, risulta essere drammatica per la sicurezza alimentare. Ciò crea instabilità, sofferenza e fuga da condizioni di vita non dignitose.

Ha fatto quindi bene il governo italiano ad istituire nel 2001, al G8 di Genova, il fondo contro le tre grandi malattie. Meno bene nel non rispettare i patti diventando morosi nell’impegno. La cosa gli è costata un richiamo alla recente Conferenza di Vienna sull’Aids. Bene, invece, l’impegno della cooperazione decentrata che combatte direttamente malattie e povertà. Non v’è priorità a riguardo. Anche chi scava un pozzo o erige una scuola contribuisce a fermare il circolo vizioso.

Siamo nel 2010. Mancano ancora 5 anni all’ora X. Stiamo entrando nella terza parte del tempo che c’eravamo prestabiliti per dimezzare la povertà. Dopo aver fallito anche noi nell’individuale (grazie all’individualismo) troviamo la stessa intesa di Tania e Francesca, il sincro, l’assieme, la sintonia tra organizzazioni governative e non per il colpo di reni finale. Solo allora, raggiungeremo l’obiettivo.

Fabio Pipinato

(direttore di Unimondo)

Il presente editoriale è un’anticipazione del dossier che Unimondo pubblicherà sul sesto obiettivo del millennio e che sarà disponibile a metà settembre on line in pdf. Non perdetelo.

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