Italia: sostanze chimiche anche nei profumi

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Attenzione al profumo che regalerete a San Valentino: secondo un rapporto di Greenpeace i profumi contengono sostanze che potrebbero avere effetti indesiderati sulla salute. Il rapporto "Eau de Toxines" mostra i risultati delle analisi, effettuate da un laboratorio indipendente olandese, sulla presenza di due composti chimici potenzialmente pericolosi per l'uomo in 36 profumi di note marche: gli ftalati ed i muschi sintetici. Gli ftalati sono usati nei cosmetici come solventi e come denaturanti dell'alcool, mentre i muschi sintetici sono utilizzati al posto del muschio naturale. La legislazione vigente non disciplina adeguatamente l'esposizione umana a queste sostanze: in Italia, fra l'altro, l'utilizzo di questi composti è imposto per legge nella denaturazione dell'alcool etilico destinato alla fabbricazione delle profumerie e dei prodotti cosmetici.

"A San Valentino vogliamo mostrare il nostro amore per il partner e non esporlo a sostanze chimiche pericolose. I profumi dovrebbero essere un piacere, non un modo per entrare in contatto con sostanze che si accumulano nei nostri corpi" afferma Vittoria Polidori, campagna inquinamento di Greenpeace. Lunedì 14, a Bruxelles, Greenpeace consegnerà a tutti gli eurodeputati una copia del rapporto ed una cartolina di San Valentino: per partecipare alla "cyberazione" è sufficiente andare su sito della campagna. Praticamente tutti i profumi testati contengono ftalati e muschi sintetici: livelli molto elevati di dietil ftalato (DEP) sono stati trovati in "Eternità" di Calvin Klein per donne (22.299 mg/kg, cioè 2,2% del peso totale) e in "Le M㢀le" di Jean Paul Gaultier (9.884 mg/kg, appena al di sotto dell'1% in peso).

"Nonostante vi siano aziende che stanno attuando misure volontarie per la riduzione dei composti pericolosi nei loro prodotti ad uso quotidiano, è necessario che vi sia un obbligo normativo a riguardo. Il regolamento sulla chimica ora in discussione a livello europeo, noto come REACH (Registration, Evaluation, Authorisation of CHemicals) potrebbe rappresentare il giusto strumento politico, anche se la proposta sta subendo una forte azione di lobby da parte dell'industria chimica e del governo statunitense. L'attuale bozza, però, non è sufficiente per proteggere l'uomo e l'ambiente dall'inquinamento chimico: è necessario, infatti, introdurre l'obbligo di sostituzione di quei composti pericolosi quando esistono alternative più sicure" afferma Polidori.

Nei mesi scorsi WWF, Lega Antivivisezione e Greenpeace hanno firmato una lettera congiunta chiedendo ai ministri dell'Ambiente, delle Attività Produttive e della Sanità di sostenere le proposte migliorative del regolamento UE sulle sostanze chimiche (REACH). Le tre associazione ambientaliste e animaliste sottolineano di ritenere che REACH rappresenti un importante passo in avanti per la tutela dell'ambiente e della salute umana. La lunga lettera entra nei dettagli del testo e delle trattative in corso chiedendo tra le altre cose l'obbligo di estensione dei dati richiesti per le sostanze prodotte al di sotto delle 10 tonnellate l'anno, reintroducendo il requisito dei tre test in vitro e di un rapporto sulla sicurezza chimica, eliminati dopo la consultazione su Internet. Queste informazioni consentiranno di garantire l'efficacia, non solo di REACH, ma anche della legislazione complementare sulla salute dei lavoratori. Tali dati potrebbero essere prodotti a costi relativamente bassi se comparati al grande beneficio che potranno apportare, visto che si parla di 20 mila sostanze. [AT]

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