Bisogna decarbonizzare caldaie e riscaldamenti

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Foto: Unsplash.com

Secondo l’ultimo report “Valutazione d’impatto di assistenza alla Commissione Europea sulle stufe da riscaldamento (space heaters) WG 1/ 2/ 3 Osservazioni sulla bozza di documento provvisorio” (in allegato), realizzato da Ecos, CoolProducts ed European environmental bourea (EEB),impegnate nella campagna #Coolproducts di sensibilizzazione e informazione sulle nuove normative europee in materia di efficienza energetica, «Per abbattere le emissioni del 55% entro il 2030, come stabiliscono gli obiettivi Ue, è necessario adottare misure per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento degli edifici e rilanciare il mercato delle caldaie da energie rinnovabili. Il tempo a nostra disposizione sta per scadere e l’Ue, governi e parlamenti nazionali devono agire prima che sia troppo tardi».

A partire dall’autunno 2020, Legambiente e Kyoto Club, partner italiani di  #Coolproducts, hanno inaugurato il progetto “Per la decarbonizzazione: efficienza energetica e riscaldamento negli edifici in Italia”. Il documento delle associazioni evidenzia che «Per raggiungere questi target sarà necessario agire su due fronti. In primo luogo, servirà introdurre una nuova e più ambiziosa etichetta energetica per le caldaie già a partire dal 2023, in modo da spingere il mercato verso le fonti green. In secondo luogo, tale provvedimento andrebbe abbinato con una progressiva messa al bando di riscaldamenti inquinanti e fossili».

Secondo i dati ufficiali di #Coolproducts, «Il 28% dell’energia totale consumata nell’Ue viene utilizzata dai per riscaldare gli ambienti, mentre più del 75% dell’energia prodotta per il riscaldamento degli edifici privati residenziali proviene attualmente da gas, petrolio e carbone. Di conseguenza, le emissioni prodotte da questo settore sono circa il 12% delle emissioni totali».

Ecos ha evidenziato che «Le norme sull’ecodesign adottate nel 2013 dall’Unione, contribuiscono al taglio di 80 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Ma se rafforzate, queste politiche potrebbero portare a 30 Mt di emissioni di CO2 all’anno entro il 2030, a 90 Mt entro il 2040 e a 110 Mt entro il 2050.  Ma per realizzare questo goal servirà armonizzare i limiti di emissione di NOx (ossidi di azoto) per le caldaie sopra i 400 kW con i regolamenti sulla progettazione ecocompatibile».

Inoltre, la campagna #Coolproducts,  sostiene che l’idrogeno non è la scelta più pertinente per decarbonizzare l’intero settore: «Alcuni studi hanno già dimostrato che solo meno del 10% del fabbisogno termico potrebbe essere soddisfatto da metano verde. L’idrogeno prodotto da rinnovabili sarà limitato e molto costoso, e per questo dovrebbe essere usato per decarbonizzare altri settori che attualmente non hanno alternative (ad esempio industrie ad alta intensità o il trasporto marittimo e aereo). Viceversa, bisognerà puntare su pompe di calore, teleriscaldamento e ristrutturazione completa degli edifici.

Il vicepresidente nazionale di LegambienteEdoardo Zanchini, e il Direttore di Kyoto ClubSergio Andreis, concludono: «Per avviare e portare a termine la transizione energetica del settore sarà fondamentale aprire un dibattito con associazioni, imprese e stakeholders nazionali su questo tema per arrivare ad una sintesi circa il potenziamento delle misure di elettrificazione di caldaie e scaldabagni ed emendare il PNIEC in modo che sia in linea con i nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030. Auspichiamo fortemente che il nuovo ministero della transizione ecologica riesca a conciliare le esigenze del settore industriale con le tematiche ambientali e climatiche, supportando le imprese del settore nella trasformazione industriale con il fine ultimo di far diventare il nostro Paese un’avanguardia mondiale di tecnologie di riscaldamento climate friendly».

Da Greenreport.it

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